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Delitto Garlasco: depositate le motivazioni (appello bis)

foto8Depositate oggi le motivazioni della sentenza della Corte di Assise di Appello di Milano con cui lo scorso dicembre i giudici hanno condannato Alberto Stasi nel nuovo processo di secondo grado a 16 anni di carcere per l’omicidio dell’allora sua fidanzata Chiara Poggi.

Ricordiamo che si è svolto un processo di appello bis poichè nell’aprile del 2013 la Corte di Cassazione aveva disposto l’annullamento con rinvio della precedente sentenza rinviando ad un’altra sezione della Corte di Assise di Appello.

Ad avviso della I Sezione penale della Suprema Corte, il primo verdetto di assoluzione emesso dalla Corte di Assise di Appello di Milano il 6 dicembre 2011 nei confronti di Alberto Stasi per l’omicidio di Chiara Poggi presentava “un approccio non coerente ai principi della prova indiziaria” e seguiva un “non corretto percorso metodologico“ (clicca qui per leggere le motivazioni della Cassazione).

All’esito del nuovo processo di appello, i giudici della Corte di Assise di Appello hanno condannato l’imputato a 16 anni.

Alberto Stasi, secondo i magistrati, ha brutalmente ucciso la fidanzata che evidentemente era diventata, per un motivo rimasto sconosciuto, una presenza pericolosa e scomoda, come tale da eliminare per sempre dalla sua vita di ragazzo perbene.

“La dinamica dell’aggressione evidenzia come Chiara non abbia avuto nemmeno il tempo di reagire, dato questo che pesa come un macigno (…) sulla persona con cui era in maggior e quotidiana intimità”. La ricostruzione fatta dai giudici sull’omicidio di Chiara Poggi ha evidenziato “una sorta di progressione criminosa, dipendente dalla reazione della vittima, già inizialmente colpita al capo, e poi di nuovo e con maggiore violenza ancora colpita, in prossimità della porta della cantina, fino alla azione finale del lancio, a testa in giù, lungo le scale”.

Nelle motivazioni si sottolinea come “tale condotta, tuttavia, all’evidenza supportata da un dolo d’impeto, scatenato da quel movente che non è stato possibile accertare, va valutata nella sua unicità e nel suo sviluppo indirizzato verso l’esito finale voluto, ovvero la morte della vittima”.

Redazione Giurisprudenza Penale

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