ARTICOLIDIRITTO PENALETesi di laurea

La rilevanza penale del trattamento medico arbitrario (Tesi di laurea)

Prof. Relatore: Roberto Rampioni

Ateneo: Università degli Studi ‘Tor Vergata’ di Roma

Anno accademico: 2014/2015

Il presente lavoro si impegna di dare conto del dialogo dottrinario e giurisprudenziale sul trattamento medico arbitrario. La tematica, oltre ad avere un indubbia importanza penale, si distingue per essere un crocevia di problematiche le quali attengono alle libertà costituzionalmente tutelate, in primis il diritto alla salute, nonché alle tematiche civili circa i requisiti per un valido consenso, sulla quantità e qualità dell’informazione, sul ruolo del rappresentante legale o del tutore per i soggetti incapaci e sui limiti del suo intervento.

Nell’elaborato viene preliminarmente affrontata l’evoluzione sociale e giuridica della posizione del malato nei confronti del medico, per porre poi l’attenzione sul ruolo che il consenso informato assume nei confronti dell’ars medica, ovvero se questa si autolegittimi per essere una professione socialmente meritevole o, al contrario, sia proprio il consenso debitamente informato a scriminare l’attività del medico che allora, al di fuori dello stato di necessità ex art. 54 c.p. deve considerarsi illecita.

Successivamente si analizzano le sentenze che dal 1992 fino alle SS. UU. Giulini del 2009, si sono succedute in seno alla Corte di Cassazione, che non hanno dato sempre responsi concordanti sia con riguardo al fondamento dell’attività medica e al ruolo ricoperto dal consenso, sia riconducibilità del trattamento medico arbitrario alle fattispecie di lesioni personali, omicidio, violenza privata e stato di incapacità procurato.

Infine, tenendo conto delle SS. UU. Giulini e della rilevanza loro data all’esito fausto/infausto, si affronta criticamente con la più recente dottrina l’ammissibilità di una tale differenziazione, dai confini pratici particolarmente labili, nonché la sussumibilità del trattamento medico arbitrario nelle figure di reato affrontate dalla giurisprudenza, tenendo conto degli stretti limiti imposti dal principio di legalità nel diritto penale. In particolare, sui limiti della configurabilità dell’omicidio preterintenzionale, sulla difficile configurabilità e accertamento del dolo in tema di omicidio e lesioni personali, nonché, infine, sulla presenza della coartazione nella violenza privata, specie nelle ipotesi di trattamento medico difforme, ovvero diverso da quello acconsentito.

Il lavoro si conclude con una comparazione delle soluzioni adottate nella normativa di altri Stati europei, auspicando un intervento risolutivo del legislatore italiano sulla tematica.