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Food delivery e sfruttamento dei rider: il provvedimento di revoca della amministrazione giudiziaria disposta nei confronti di Uber

[a cura di Guido Stampanoni Bassi]

Tribunale di Milano, Sezione Misure di Prevenzione, Decreto, 3 marzo 2021
Presidente Estensore dott. Fabio Roia

Segnaliamo ai lettori, in considerazione dell’interesse mediatico della vicenda (su cui abbiamo pubblicato nei mesi scorsi il decreto di applicazione della misura commentato da A. Quattrocchi, Le nuove manifestazioni della prevenzione patrimoniale: amministrazione giudiziaria e contrasto al “caporalato” nel caso Uber, in Giurisprudenza Penale Web, 2020, 6 e da M. Barberio – V. Camurri, L’amministrazione giudiziaria di Uber: un possibile cortocircuito tra il sistema giuslavoristico e le misure di prevenzione, in Giurisprudenza Penale Web, 2020, 7-8), il decreto con cui il Tribunale di Milano, Sezione Misure di Prevenzione, ha disposto la revoca della misura di prevenzione dell’amministrazione giudiziaria dei beni connessi ad attività economiche e delle aziende applicata nei confronti di Uber Italy srl.

Dopo aver riepilogato le motivazioni per cui era stata applicata la misura, il Tribunale di Milano si è soffermato sull’osservanza, da parte della società, delle prescrizioni evidenziando come «Uber Italy srl abbia fin dal primo momento di intervento del Tribunale manifestato un’ampia disponibilità sul piano di una collaborazione positiva, razionale e continuativa, mettendo a disposizione informazioni, documenti ed una flessibilità aziendale in grado di intercettare e realizzare le indicazioni operative di rilegalizzazione prescritte attraverso un cronoprogramma molto stringente». Tale disponibilità – prosegue il provvedimento – è passata anche attraverso «la predisposizione, in collaborazione con l’amministrazione giudiziaria, di un sistema strutturato ed organico di prevenzione, dissuasione e controllo per la riduzione del rischio di commissione dei reati mediante l’individuazione delle Attività Sensibili di Uber Italy Srl, dei principi di comportamento che devono essere rispettati dai destinatari del Modello, nonché di specifiche attività di controllo, tutte finalizzate a prevenire la commissione dei reati».

Citando la relazione conclusiva dell’amministratore giudiziario, il Tribunale ha concluso evidenziando come «dall’intervenuto decreto ad oggi, la Società abbia raggiunto i seguenti obiettivi: ha adempiuto al programma prescrizionale, esteso di fatto anche ad Uber Eats Italy; si è dotata di un assetto organizzativo e di organi di controllo nonché presidi di legalità rafforzati; ha vietato l’adozione di subappaltatori (fleet partner) dai quali si era originata la misura; ha adottato tutti i protocolli delle aree sensibili, con riferimento al perimetro della misura, al tema della salute e sicurezza sul lavoro; è stata riammessa all’interno delle associazioni di categoria (Assodelivery) con ruoli dirigenziali, a testimonianza del riconoscimento esterno del lavoro compiuto fino a oggi e della  funzione di potenziale trascinamento del mercato che la società ha assunto con i competitor. L’assetto di compliance è stato adottato da Uber Italy e dalla cessionaria Uber Eats Italy e si è rivelato in grado di intercettare progressivamente focolai di illegalità; appare realistico prevedere che nelle prossime settimane/mesi possa essere completato il percorso in itinere per il completamento dei protocolli 231 di entrambe le società. È evidente, per questo ufficio, il notevole sforzo di programmazione, economico e culturale compiuto da Uber per posizionarsi nel settore del food delivery come un’impresa ad un alto grado di connotazione etica e di responsabilità sociale, che intende operare in un ambito di legalità e di tutela dei lavoratori. Il percorso virtuoso intrapreso dal management è una chiara manifestazione della volontà della società di dare seguito agli sforzi fin qui compiuti impegnandosi nell’adozione e nell’implementazione delle procedure e best practices con l’obiettivo di qualificarsi come modello positivo e di riferimento per l’industria del food delivery, a tutela della salute e del benessere dei corrieri e di tutti i lavoratori». 

Tali elementi – conclude il decreto – «evidenziano come l’applicazione della misura dell’amministrazione giudiziaria dei beni connessi ad attività economiche, adottata in questa vicenda con modalità di affiancamento all’attività tipica di impresa e senza assunzione di responsabilità gestoria da parte del Tribunale, abbia determinato concreti effetti sul piano di una consistente bonifica aziendale di Uber Italy Srl  e della cessionaria Uber Eats Italy Srl che può presentarsi sul mercato del food delivery, mercato caratterizzato ancora da zone di vasta irregolarità, con un nuovo modello di gestione e organizzativo univocamente orientato a  favorire situazioni di trasparenza e legalità nei rapporti negoziali e nella somministrazione dei servizi di food delivery, avendo svolto in tale prospettiva uno sforzo  di programmazione ed economico di primaria rilevanza. Il rispetto di tutte le prescrizioni formulate e soprattutto la velocità nella loro concreta realizzazione impongono l’immediata revoca della misura di prevenzione adottata anche anteriormente rispetto al termine di durata annuale originariamente previsto con il decreto applicativo. Ritiene il Tribunale che tale vicenda sia stata l’occasione, vissuta con grande collaborazione da parte delle istituzioni (Prefetto di Milano, Organizzazioni di categoria), dell’ufficio di amministrazione giudiziaria e dei difensori della società, per intervenire in un settore di mercato di grande sfruttamento e fragilità soggettiva al fine di tracciare una strada virtuosa dove logica del servizio, del rispetto di diritti fondamentali dei singoli e del necessario profitto d’impresa possano trovare una sintesi necessaria nel legame di legalità che caratterizza il normale vivere sociale».

Redazione Giurisprudenza Penale

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