Mater semper certa est? Il delitto di surrogazione di maternità e le sue implicazioni sul piano nazionale ed extraterritoriale
in Giurisprudenza Penale Web, 2025, 12 – ISSN 2499-846X
Il libro della Genesi, ai capitoli 16 e 21, racconta dell’episodio di Abramo, che concepisce con la schiava egiziana, Agar, il figlio Ismaele, a causa dell’impossibilità della moglie, Sara, di avere figli. Nel capitolo 30 viene narrata l’analoga storia di Giacobbe che, per le medesime cause, decide di unirsi alla serva della moglie, Rachele.
Svariate fonti attestano episodi simili anche ai tempi dell’antica Roma; a tal proposito si faccia riferimento al racconto di Appiano, riguardante la vicenda di Catone il Giovane, che dopo aver avuto dei figli dalla moglie, Marzia, la diede ad Ortensio, suo amico sposato con una donna sterile.
Avvicinandosi a tempi più recenti si pensi al caso affrontato dai Giudici inglesi nel 1987. In quella vicenda una coppia, a causa dell’incapacità di procreare di lei e della volontà di avere un figlio geneticamente proprio di lui, stipulò un accordo con una terza donna, che avrebbe, a seguito del concepimento realizzato con modalità naturali, portato avanti la gravidanza e consegnato, al termine di questa, il nascituro alla coppia di aspiranti genitori.
Sono tutti, i precedenti, casi di surrogazione di maternità che testimoniano come ci si trovi dinnanzi ad un fenomeno che, nonostante possa apparire tipico delle moderne società, riguarda l’uomo da tempi immemori; e questo potrebbe ben giustificarsi con l’intimo legame che la pratica ha con la possibilità di soddisfare il desiderio procreativo, vicenda profondamente connaturata all’essenza dell’individuo.
Si può comprendere come, in linea generale, la surrogazione di maternità rappresenta la pratica mediante la quale una donna si offre di portare a termine una gravidanza per conto di altri, con l’impegno di consegnare loro il bambino dopo la nascita.
Si tratta di un fenomeno che oggi, però, assume connotati diversi rispetto al passato, soprattutto per l’approdo del mondo scientifico alle pratiche di fecondazione artificiale.
Un tempo, infatti, il sentimento di comune avversione verso la surrogazione era dovuto principalmente al fatto che per la sua realizzazione era necessario che un uomo intrattenesse rapporti sessuali con una donna diversa da sua moglie (o compagna), con conseguente configurabilità dell’ipotesi di adulterio. Oggi, invece, le obiezioni trovano ragione nella moltiplicazione indefinita di soggetti che può scaturire dall’utilizzo delle tecniche di fecondazione artificiale e nella parallela “medicalizzazione” del fenomeno riproduttivo; si aggiunga anche il supposto interesse del minore a crescere necessariamente con la donna che lo ha partorito.
Da ultimo, e non per importanza, si pensi alla messa in discussione di pilastri considerati fondamentali per la società tutta: che la madre sia sempre certa è convinzione cui storicamente sono ancorate la visione e il sentire sociale dell’ancestrale concetto di maternità. Gestazione, parto e legami genetici hanno incontrovertibilmente rappresentato i fattori di riconoscimento e di individuazione della donna in quanto madre. Ciò basta a perimetrare il portato del fenomeno surrogatorio realizzato attraverso pratiche di fecondazione artificiale: l’inevitabile scissione dei rapporti genetici, gestazionali e sociali implica un superamento della tradizionale visione della maternità, riconducibile al brocardo latino “mater semper certa est”, sull’altare dell’interesse di una donna diversa da quella che ha portato in grembo il bambino, ma che ne ha, con la sua volontà, determinato la nascita.
Alla luce di questo appare innegabile il mutamento, anche culturale, dell’approccio ai rapporti giuridici di filiazione che porta con sé il fenomeno della surrogazione di maternità.
Come citare il contributo in una bibliografia:
G. Merola, Mater semper certa est? Il delitto di surrogazione di maternità e le sue implicazioni sul piano nazionale ed extraterritoriale, in in Giurisprudenza Penale Web, 2025, 12






