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Caso Ilva, la CEDU condanna lo Stato ad attivare misure efficaci per la bonifica

Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, Sezione Prima, Sentenza Cordella e altri c/ Italia, 24 gennaio 2019
Ricorsi nn. 54414/13 e 54264/15

In data odierna la Corte di Strasburgo ha emesso una sentenza di condanna nei confronti dello Stato italiano nell’ambito di un procedimento nel quale 180 ricorrenti denunciavano danni derivati dagli effetti delle emissioni nocive dell’Ilva di Taranto e la mancanza di rimedi interni effettivi, lamentando così la violazione dell’art. 8 (“Diritto al rispetto della vita privata e familiare”) e dell’art. 13 (“Diritto a un ricorso effettivo”) della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.

Si segnala, innanzitutto, come la Corte abbia escluso la qualità di vittime per 19 dei 180 ricorrenti, perché non residenti nei comuni classificati ad alto rischio. L’Italia è stata, quindi, condannata per violazione dell’art. 8 e dell’art. 13, in quanto le autorità nazionali hanno omesso di assumere le misure necessarie a tutela della salute dei cittadini e perché nell’ordinamento interno non esistono rimedi effettivi per l’attivazione di misure efficaci per la bonifica dell’area.

La CEDU non ha applicato la procedura della “sentenza pilota” e ha delegato al Comitato dei Ministri l’indicazione delle misure pratiche che dovranno essere poste in essere, sottolineandone l’urgenza e specificando che il piano di sviluppo approvato dalle autorità nazionali deve essere messo in esecuzione il prima possibile.

Per i Giudici di Strasburgo la dichiarazione di violazione costituisce per i ricorrenti equa soddisfazione.

Redazione Giurisprudenza Penale

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