Sovraffollamento carcerario: in calo la popolazione reclusa ma stentano i progressi per risolvere il problema
in Giurisprudenza Penale Web, 2017, 3 – ISSN 2499-846X
Il segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjørn Jagland, ha dichiarato: “Il calo del numero complessivo di persone in carcere in Europa è il benvenuto. Aumentare l’uso di pene alternative non porta necessariamente a più alti tassi di criminalità, ma può aiutare a reintegrare i trasgressori e affrontare il sovraffollamento”.
Dal comunicato stampa DC031 rilasciato dal Consiglio d’Europa il 14 marzo[1] scorso emerge che la popolazione carceraria in Europa è in calo ma non vi è un progresso considerevole nella lotta contro il sovraffollamento. Secondo l’ultimo documento SPACE (Annual Penal Statistics of the Council Of Europe, lo studio sul sistema penitenziario commissionato ogni anno all’Istituto di criminologia dell’Università di Losanna, che riunisce informazioni provenienti da 45 amministrazioni penitenziarie e 47 servizi di libertà vigilata)[2], il numero di persone detenute in carceri europee è diminuito del 6,8% nel biennio 2014-2015, anche se il sovraffollamento carcerario è rimasto un problema in 15 paesi.
Nel 2015, 1.404.398 persone sono state detenute in istituti penitenziari di tutta Europa, ossia 102.880 detenuti in meno rispetto al precedente anno. Il tasso medio di carcerazione, utilizzato spesso come indicatore per valutare le politiche anti-crimine, è sceso del 7% (da 124 a 115,7 detenuti ogni 100.000 abitanti)[3].
Riduzioni significative nel tasso di carcerazione sono stati registrate in Grecia (-18,8%), Croazia (-10,2%) e Danimarca (-11,9%), mentre i paesi con i tassi di incarcerazione più elevati sono stati la Russia (439,2 detenuti ogni 100.000 abitanti), la Lituania (277,7) e la Georgia (274,6). Olanda (53) e alcuni paesi nordici, e cioè la Finlandia (54,8), la Danimarca (56,1) e la Svezia (58,6), sembrano essere quelli a ricorrere meno spesso alla detenzione registrando così le percentuali più basse.
Nonostante la riduzione complessiva della popolazione carceraria nel 2015, non è possibile affermare che vi sia un progresso a livello generale europeo per ridurre il sovraffollamento, ed il numero dei detenuti è rimasto al di sopra dei posti disponibili in un terzo delle amministrazioni penitenziarie. La situazione è migliorata in alcuni paesi e deteriorata in altri. Il numero di detenuti per ogni 100 posti disponibili nelle carceri europee era 93,7 (93,6 nel 2014), ma il numero di amministrazioni penitenziarie che soffrono di sovraffollamento è cresciuto dal 13 al 15[4]. Tra queste, quelle che rimangono acutamente sovraffollate vi sono state quelle della Macedonia (138,2 detenuti per 100 posti), della Spagna (133,1) e dell’Ungheria (129,4); l’Italia si attesta a quota 105,6.
Per quanto riguarda le tipologie di reati per i quali i soggetti sono detenuti (il 73% è in espiazione pena), il rapporto Space I rappresenta che quasi uno su cinque (18,7%) è stato condannato per reati legati alla droga. In Italia, Georgia, Azerbaigian, Estonia, Cipro, Lussemburgo, Montenegro, e Russia questa percentuale è più alta: il 25% o più dei detenuti. La seconda infrazione più comune per il quale i detenuti scontano una pena è il furto (16,2%), seguito da omicidio (13,2%) e rapina (12,6%)[5].
Sulla durata media della pena è invece interessante osservare che quasi uno su quattro detenuti (24,7%) sconta una pena finale tra 1 e 3 anni mentre la percentuale di detenuti che scontano meno di un anno ha continuato ad essere relativamente alta, anche se è scesa dal 15% al 13,5%. I prigionieri sottoposti a condizioni detentive molto lunghe, come ad esempio 10 anni e oltre, ergastoli e misure di sicurezza hanno rappresentato l’11,4% del totale della popolazione carceraria[6]. Nel 2015, i detenuti stranieri erano il 10,8% del totale della popolazione carceraria (in calo dal 13,7% nel 2014). Nei paesi dell’Europa centrale e orientale questa percentuale ha continuato ad essere molto piccola mentre era abbastanza grande nei paesi dell’Europa occidentale (in 16 amministrazioni penitenziarie, uno ogni quattro detenuti era uno straniero)[7].
Assai rilevante è anche la questione dei suicidi in carcere, rilevati al secondo posto dopo le cause naturali, come causa più comune di morte nelle prigioni, arrivando a rappresentare il 25% di tutti i decessi (di questi, uno ogni quattro suicidi si sono verificati in detenzione preventiva)[8]. Nel corso del 2015 ci sono stati 1.239.426 individui sotto la supervisione delle agenzie incaricate di misure alternative alla detenzione, come libertà vigilata, servizio alla comunità o elettro-monitoraggio: di questi solo il 7,5% era in attesa di processo, il che dimostra che le misure non detentive sono scarsamente applicate come alternativa alla custodia cautelare[9].
Per ciò che riguarda direttamente il nostro Paese, all’Italia va il record di detenuti per droga fra i 47 Paesi membri del Consiglio d’Europa: nel 2015 nel nostro Paese erano addirittura un terzo del totale dei condannati in via definitiva al carcere, la quota più alta (la media europea, come ricordato prima, è di un quinto). Questa categoria di reclusi è in percentuale la più elevata e il suo peso in rapporto alle persone condannate per altri reati non ha fatto altro che crescere negli ultimi 10 anni[10]. Tra tutti i paesi analizzati, l’Italia si colloca al primo posto con il 31,1% del totale[11]. I dati evidenziano anche che in Italia il 19% dei detenuti sconta una pena per omicidio e tentato omicidio, contro una media europea del 13,2%.
L’Italia è anche uno dei 15 paesi europei che nel 2015 ha continuato a soffrire di sovraffollamento carcerario: come detto precedentemente, al primo settembre 2015 erano presenti 105,6 detenuti per ogni 100 posti disponibili, una situazione comunque migliore dell’anno precedente, quando il rapporto era di 109,8. Il miglioramento può essere attribuito agli effetti degli interventi legislativi registrati nel 2014 che hanno portato a una diminuzione del numero di detenuti, passati da 54.252 a 52.389. Ma dal rapporto emerge anche che la questione del sovraffollamento potrebbe essere legata al fatto che in Italia lo spazio minimo di una cella occupata da un solo detenuto è definito per legge in 9 metri quadrati, più altri 5 per ogni letto aggiunto.
Tenendo conto che il Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa raccomanda come spazio minimo della cella singola 6 mq, più 4 per ogni altro detenuto, e che molti Stati scelgono questo come parametro, si sottolinea che il rapporto tra capacità e detenuti nel 2015 sarebbe positivo[12].
Resta in ogni caso necessario introdurre meccanismi che possano di fatto alleggerire il carico delle strutture detentive (come l’uso di misure alternative espresso dal Segretario generale del Consiglio d’Europa all’inizio di questo articolo) senza però cadere in misure una tantum che, come l’indulto del 2006, di fatto, da un lato hanno frustrato la normalità dell’iter giudiziario e dall’altro non hanno inciso uniformemente ed efficacemente sul problema del sovraffollamento.
[1] Consiglio d’Europa, Comunicato stampa n. DC031, 14 marzo 2017
[2] Consiglio d’Europa, Annual Penal Statistics, SPACE I – Prison populations, Survey 2015
[3] Consiglio d’Europa, SPACE I 2015 – Executive Summary – Facts & Figures, p.1
[4] Ibidem.
[5] Ibidem.
[6] Consiglio d’Europa, Annual Penal Statistics, SPACE I, cit., tab. 7, p.87.
[7] Consiglio d’Europa, SPACE I 2015 – Executive Summary, cit., p. 5.
[8] Consiglio d’Europa, SPACE I 2015 – Executive Summary, cit., p. 2.
[9] Consiglio d’Europa, Annual Penal Statistics, SPACE II – Persons Serving Non-Custodial Sanctions and Measures, survey 2015, p.1.
[10] Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria – Ufficio per lo sviluppo e la gestione del sistema informativo automatizzato – sezione statistica
[11]Consiglio d’Europa, SPACE I 2015 – Executive Summary, cit., p. 6.
[12]Si veda sul punto Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, Ufficio del Capo del Dipartimento, Ufficio Studi Ricerche Legislazione e Rapporti Internazionali, Scheda sulla capienza degli istituti penitenziari – Recepimento nell’ordinamento interno delle indicazioni CEDU e CPT, 2015
Come citare il contributo in una bibliografia:
M. Buonasperanza, Sovraffollamento carcerario: in calo la popolazione reclusa ma stentano i progressi per risolvere il problema, in Giurisprudenza Penale Web, 2017, 3