Sull’impatto del diritto dell’Unione Europea, la cui mancata applicazione rileva in termini di diniego di giustizia. La sentenza Spasov c. Romania della Corte Edu.
in Giurisprudenza Penale Web, 2023, 7-8 – ISSN 2499-846X
Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, Quarta Sezione, 6 dicembre 2022
Spasov c. Romania, Ric. no 27122/14
È stata la Corte di Giustizia dell’Unione Europea (“CGUE”), in risposta ad un quesito di un tribunale italiano, ad enunciare per la prima volta, il 15 luglio 1964, il principio per cui il diritto interno non può prevalere sul diritto dell’Unione Europea (allora comunitario). In seguito, sulla scorta dei principi di un’altra importante pronuncia (Van Gend en Loos), la Corte di Giustizia afferma definitivamente la prevalenza del diritto comunitario sui diritti nazionali con la sentenza Simmenthal.
Il principio della subalternità del diritto interno, nel tempo, è stato plasmato, da un lato, da altri interventi della CGUE (si pensi alle sentenze Melloni, Taricco, e da ultimo Popławski) e, dall’altro, dalla resistenza di alcune corti costituzionali nazionali, sino a consolidarsi, forse giungendo ad epiloghi inaspettati anche per i precursori di Costa c. Enel. Infatti, per quanto irragionevole potesse sembrare ai tempi un simile approdo, esso è risultato nondimeno fertile, tanto è vero che il diritto UE ha oggi acquisito e mantiene il primato – fatte salve le note riserve in termini di controlimiti – con implicazioni dirette anche per il diritto penale. In tal senso, interviene, come si dirà, a rafforzare tale posizione anche la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Come citare il contributo in una bibliografia:
A. Stirone, Sull’impatto del diritto dell’Unione Europea, la cui mancata applicazione rileva in termini di diniego di giustizia. La sentenza Spasov c. Romania della Corte Edu, in Giurisprudenza Penale Web, 2023, 7-8