Il pubblico ministero europeo: recenti sviluppi di un risalente dibattito (Tesi di laurea)
Prof. relatore: Gabriella Di Paolo
Ateneo: Università degli Studi di Trento
Anno accademico: 2014/2015
L’idea di istituire una Procura europea che si occupi di condurre indagini, per certi reati, in tutta l’area dell’Unione è intimamente connessa alle esigenze di offrire una tutela penale agli interessi finanziari comunitari. Fin dagli anni Settanta, cioè da quando la Comunità europea si è dotata di proprie risorse finanziarie, diventando titolare del suo stesso patrimonio, è sorto il problema di elaborare efficaci strumenti di contrasto alle frodi e alle irregolarità lesive del budget comunitario. Il legislatore comunitario ha deciso di concentrare in capo agli Stati membri la responsabilità di individuare, perseguire e giudicare eventuali autori dei suddetti reati. Nessuna competenza in ambito penale è stata riconosciuta alle istituzioni europee, le quali possono solamente procedere ad indagini amministrative in caso di sospetta commissione di frodi e irregolarità ai danni del proprio patrimonio.
Con il susseguirsi delle modifiche nei Trattati istitutivi questa convinzione sta lentamente venendo meno. All’interno del Trattato di Lisbona, non solo è stata riconosciuta la facoltà per l’Unione europea di introdurre norme minime di diritto penale e processuale penale, ma si è andati oltre, prevedendo una base giuridica per la figura del Pubblico ministero europeo. Ai sensi dell’articolo 86 TFUE, il Consiglio potrà istituire questo nuovo organo inquirente che si occupi dell’individuazione, investigazione e rinvio a giudizio di sospetti autori di reati lesivi degli interessi finanziari comunitari.
A fronte di questa previsione, la Commissione e successivamente il Consiglio si sono occupati di redigere una proposta di regolamento che definisca gli aspetti strutturali e le regole procedurali applicabili alle attività del nuovo ufficio. Ad oggi, le proposte sono ancora in fase di discussione e continua modifica.
Per meglio chiarire le ragioni che hanno spinto il legislatore comunitario a presentare le suddette proposte di regolamento, la trattazione è suddivisa in tre parti differenti. La prima si concentra sull’evoluzione che la tematica della tutela penale degli interessi finanziari ha avuto nel quadro istituzionale, partendo dalle origini delle Comunità europee, fino al Trattato di Lisbona. La seconda, invece, è maggiormente focalizzata sulla figura del pubblico ministero europeo. Si analizzano dunque le proposte dottrinali e legislative susseguitesi in questi quindici anni di discussione, per meglio comprendere le influenze che il legislatore comunitario ha subito nell’elaborazione delle sue proposte di regolamento. La terza infine verte sulla proposta di regolamento per l’istituzione di una Procura europea presentata dalla Commissione (luglio 2013) e poi sensibilmente modificata dal Consiglio. L’obiettivo è quello di dare conto tanto degli aspetti positivi quanto di quelli negativi dei suddetti elaborati, per evidenziare quale soluzione sembra preferibile nell’ottica di garantire la funzionalità della futura Procura europea.