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Caso Abu Omar: la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo condanna l’Italia

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Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, 23 febbraio 2016
Nasr e Ghali c. Italia, Ric. 44883/09

La Corte Europea dei diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia per aver violato i principi della Convenzione Europea per la tutela dei Diritti dell’Uomo nella nota vicenda legata al sequestro dell’ex imam di Milano Abu Omar.

Secondo i giudici di Strasburgo, «l’Italia ha applicato il legittimo principio del segreto di Stato in modo improprio e in maniera tale da assicurare che i responsabili del rapimento, della detenzione illegale e dei maltrattamenti ad Abu Omar non dovessero rispondere». La Corte ha aggiunto che «nonostante gli sforzi degli inquirenti e giudici italiani, che hanno identificato le persone responsabili e assicurato la loro condanna, questa è rimasta lettera morta a causa del comportamento dell’esecutivo»

«Le autorità italiane – scrivono i giudici – erano a conoscenza che Abu Omar era stato vittima di un’operazione di extraordinary rendition cominciata con il suo rapimento in Italia e continuata con il suo trasferimento all’estero».

Ricordiamo che sulla vicenda si è pronunciata la Corte Costituzionale, con sentenza 24 del 2014, con la quale erano stati accolti i ricorsi presentati dalla Presidenza del Consiglio contro la (prima) sentenza della Corte di Cassazione che, il 19 settembre 2012, aveva annullato con rinvio il proscioglimento di alcuni imputati e contro la sentenza della Corte di Appello di Milano: con tale decisione, la Corte Costituzionale ha annullato i relativi atti facendo retrocedere il processo penale davanti alla Suprema Corte.

Nel dare ragione alla Presidenza del Consiglio circa la apposizione del segreto di stato, la Corte Costituzionale ha osservato che sarebbe del tutto arbitrario – e dunque invasivo delle prerogative del ricorrente – l’assunto secondo il quale il vincolo del segreto dovrebbe intendersi circoscritto alle sole operazioni che avessero coinvolto ufficialmente i Servizi nazionali e stranieri, legittimamente approvate dai vertici dei Servizi italiani: una simile affermazione finirebbe per incidere direttamente sul potere di determinazione di quale fosse il reale ambito dei fatti e delle notizie coperte dal segreto, da parte di un organo diverso da quello cui è riservato detto compito.

In seguito a tale pronuncia, la Corte di Cassazione, con sentenza 20447 del 2014, ha annullato senza rinvio le condanne pronunciate dalla Corte d’Appello di Milano nei confronti degli imputati.

Oggi arriva il verdetto della Corte Europea dei diritti dell’uomo, secondo la quale l’Italia ha violato il diritto di Abu Omar a non essere sottoposto a tortura e maltrattamenti.

Redazione Giurisprudenza Penale

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