Elezione di domicilio contenuta in un verbale di polizia giudiziaria non sottoscritto dal dichiarante: rimessa una questione alle Sezioni Unite
Cassazione Penale, Sez. VI, Ordinanza, 9 ottobre 2018 (ud. 12 settembre 2018), n. 45477
Presidente Petruzzellis, Relatore Vigna
Si segnala l’ordinanza con cui è stata rimessa alle Sezioni Unite una questione di diritto relativa alla validità della elezione di domicilio effettuata dall’indagato all’interno di un verbale sul quale il predetto si sia rifiutato di apporre la propria firma.
Sul punto – si legge nell’ordinanza – si registrano due orientamenti giurisprudenziali:
- secondo un primo orientamento, «la mancata sottoscrizione, da parte dell’indagato, del verbale contenente l’elezione di domicilio ne determina l’invalidità solo qualora risulti che egli abbia rifiutato di sottoscrivere l’atto eccependone la difformità rispetto alle dichiarazioni rese, o all’intenzione di non dare più corso all’elezione di domicilio»;
- secondo altro indirizzo, «l’elezione di domicilio contenuta nel verbale di polizia giudiziaria, attesa la sua natura di dichiarazione di volontà avente valore negozial-processuale, è nulla qualora il verbale non risulti sottoscritto dal dichiarante, mancando il dato della formale e concreta riferibilità della dichiarazione a tale soggetto, in quanto il rifiuto della sottoscrizione del verbale implica il rifiuto di eleggere domicilio e la conseguente nullità delle notificazioni eseguite in un luogo non scelto, né approvato dall’imputato».
Alla luce di tale contrasto, è stata rimessa alle Sezioni Unite la seguente questione: «se l’elezione di domicilio contenuta nel verbale di polizia giudiziaria debba essere considerata tamquam non esset quando il verbale non risulti sottoscritto dal dichiarante con conseguente nullità delle notificazioni eseguite nel luogo indicato nel verbale dall’imputato».