ARTICOLIDIRITTO PENALE

La Cassazione sul concorso del consulente fiscale nei reati commessi dai clienti.

[a cura di Lorenzo Roccatagliata]

Cass. pen., Sez. IV, Sent. 15 aprile 2021 (ud. 16 dicembre 2020), n. 14202
Presidente Piccialli, Relatore Esposito

Con la sentenza in epigrafe, la Corte di cassazione, Sezione quarta, si è pronunciata in tema di concorso del consulente fiscale nei reati commessi dai propri clienti, ammettendone la configurabilità.

Sotto un profilo generale, il Collegio ha ricordato che “il contributo causale del concorrente può manifestarsi attraverso forme differenziate e atipiche della condotta criminosa non solo in caso di concorso morale ma anche in caso di concorso materiale, fermo restando l’obbligo del giudice di merito di dimostrare l’esistenza di una reale partecipazione e di precisare sotto quale forma essa si sia manifestata, in rapporto di causalità efficiente con le attività poste in essere dai concorrenti”.

Con specifico riguardo al concorso del consulente fiscale, la Corte ha rilevato che “occorre un contributo di quest’ultimo concreto, consapevole, seriale e ripetitivo e che il professionista abbia coscientemente ispirato la frode, anche se di questa ne abbia beneficiato il solo cliente”.

Sulla base di questi principi, il Collegio ha ritenuto priva di vizi, l’ordinanza cautelare che in motivazione “ha chiarito gli elementi documentali e testimoniali, sulla base dei quali ha ritenuto la [ricorrente] a conoscenza della situazione patrimoniale delle predette società, dei collegamenti tra le stesse, del nominativo dell’effettivo titolare, del nominativo del prestanome e dei nominativi dei dipendenti (se esistenti); ha descritto la tipologia dei contributi apportati alla realizzazione degli illeciti tributari, tra i quali le operazioni fiscali da lei eseguite, il suo pieno coinvolgimento nella vita di tutte le società collegate al Facchini, la sua posizione di soggetto di riferimento per lavoratori e terzi, le attività materiali di consegna e di ricezione di documentazioni rilevanti per le società”.

In tema, vale la pena richiamare Cass., Sez. III, n. 28158/19, commentata in questa Rivista da Jean-Paule Castagno e Andrea Alfonso Stigliano.

Redazione Giurisprudenza Penale

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