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Stefano Cucchi: depositate le motivazioni della Corte di Assise

sentenza cucchi motivazioniDepositate il 2 settembre 2013 le 188 pagine delle motivazioni della sentenza con cui il 5 giugno scorso la terza sezione della Corte di Assise di Roma aveva condannato sei medici e assolto altri sei tra infermieri e guardie carcerarie con la formula “perché il fatto non sussiste” in seguito alla morte di Stefano Cucchi, il geometra  arrestato il 15 ottobre 2009 per droga e morto una settimana dopo al Reparto di medicina protetta dell’ospedale ‘Sandro Pertini’.

A quasi 3 mesi dalla lettura del dispositivo sono state depositate le motivazioni.

In particolare, la terza sezione della Corte d’Assise di Roma ha sostanzialmente fatto proprie le conclusioni della commissione di periti nominati dalla stessa corte secondo cui Stefano Cucchi morì per la cd. “sindrome da inanizione“, ossia per malnutrizione.

Si tratterebbe di conclusioni fondate – osserva la Corte – su corretti, comprovati e documentati elementi fattuali cui sono stati esattamente applicati criteri scientifici e metodi d’indagine non certo nuovi o sperimentali, ma già sottoposti al vaglio di una pluralità di casi e al confronto critico degli esperti del settore”.

La “sindrome da inanizione” – proseguono i giudici – è “l’unica in grado di fornire una spiegazione dell’elemento più appariscente e singolare del caso, e cioè l’impressionante dimagrimento cui è andato incontro Stefano Cucchi nel corso del suo ricovero”.

Ad avviso della Corte, pertanto, non possono essere condivise né le tesi difensive secondo le quali il giovane sarebbe stato condotto alla morte da un’improvvisa crisi cardiaca, né quelle dei consulenti delle parti civili, secondo cui il decesso si sarebbe verificato per le lesioni vertebrali; “anche questa tesi – affermano i giudici – presta il fianco all’insuperabile rilievo che non vi è prova scientifico-fattuale che le lesioni vertebrali abbiano interessato terminazioni nervose”.

Quanto alle condotte poste in essere dai militari che lo arrestarono, tuttavia, la Corte ammette come sia “legittimo il dubbio che Stefano Cucchi, arrestato con gli occhi lividi e che lamentava di avere dolore, fosse stato già malmenato dai carabinieri”, prima di essere consegnato il 16 ottobre 2009 agli agenti di polizia penitenziaria che lo portarono nelle celle del tribunale in attesa della convalida del suo arresto.

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Redazione Giurisprudenza Penale

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