ARTICOLICONTRIBUTIDIRITTO PROCESSUALE PENALEIndagini e processoTesi di laurea

Testimonianza de relato (tesi di laurea)

Prof. Relatore: Adolfo Scafati

Prof. Correlatore: Pierfrancesco Grossi

Ateneo: Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”

Anno accademico: 2010/2011

L’argomento scelto è quello della testimonianza indiretta, la testimonianza di chi, pur non assistendo materialmente alla vicenda, può assurgere al fondamentale ruolo di fonte di prova nel processo penale.

Approfondire la tematica attinente il soggetto che riferisce dei fatti, pur non avendone una cognizione diretta, significa, anzitutto, inserire all’interno di un sistema processuale accusatorio un istituto che lede le armi della difesa, sia dal punto di vista dell’attendibilità della prova, sia dal punto di vista della “controprova” difficilmente producibile.

Ebbene, fin quando la dichiarazione relata, può esser confermata o, quantomeno, confrontata con la fonte primaria nulla quaestio; il problema si pone ogniqualvolta la fonte diretta, il testimone vero, e forse unico del processo, non può esser ascoltato.

Quale potere, quale attendibilità, quale e quanti riscontri dovranno esser individuati al fine di poter attribuire a codesto mezzo di prova valore probatorio?

Può prendersi in considerazione la testimonianza indiretta quando l’oggetto della dichiarazione è coperto da un segreto, quali le regole di esclusione?

Può prender veramente corpo all’interno del dibattimento, e anche della fase cautelare, una dichiarazione non riscontrabile?

Un approfondimento particolare è stato inoltre dedicato alla testimonianza indiretta della polizia giudiziaria e all’attendibilità delle dichiarazioni loro percepite.

Un mezzo di prova modificato innumerevoli volte dal legislatore, in omaggio alle esigenze politiche, culturali e sociali da esso rappresentate; la testimonianza indiretta, a tutt’oggi, costituisce un banco di prova dei principi del giusto processo.

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