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Detenzione “illegale”: la Corte europea condanna l’Italia per le condizioni di detenzione e per l’espulsione collettiva di tre tunisini in violazione degli standard di tutela dei diritti umani.

Corte europea dei diritti dell’uomo, 1 settembre 2015
Khlaifia e altri c. Italia, ric. n. 16483/12

Con una recentissima sentenza, la Corte europea torna a pronunciarsi sulla conformità dell’ordinamento italiano agli standard di tutela dei diritti umani sanciti dalla CEDU.

Nel caso specifico, la Corte esamina il ricorso di tre cittadini tunisini, i quali lamentavano di aver subìto trattamenti inumani e degradanti durante la fase di accoglienza e di essere stati, in un primo momento, trattenuti in stato di detenzione nel centro, e, in un secondo momento di essere stati espulsi, senza mai venire a conoscenza delle informazioni essenziali riguardanti il proprio status.

Gli episodi sarebbero avvenuti tra il 16 ed il 17 settembre quando i tre migranti sbarcarono lungo le coste dell’isola di Lampedusa, durante gli eventi legati alla “primavera araba”: i ricorrenti vennero immediatamente posti in stato di detenzione in un centro di accoglienza, senza alcuna preventiva informazione e senza la possibilità di ricevere assistenza legale. Le condizioni di vita all’interno del centro di detenzione si presentavano – secondo i ricorrenti – assolutamente inadeguate. A causa delle pessime condizioni di detenzione a cui venivano sottoposti regolarmente i tre uomini, il 20 settembre decisero di evadere dal centro: non appena arrestati, essi vennero condotti nella città di Palermo e vennero lasciati per ben quattro giorni reclusi su due navi, ormeggiate nel porto della città. Successivamente, tra il 27 ed il 29 settembre, si diede atto alla procedura di espulsione.

In ragione del preciso quadro storico e fattuale ricostruito dai tre ricorrenti, la Corte ha gioco facile nel condannare all’unanimità l’Italia per violazione dei diritti umani in relazione sia all’art. 5, § 1, 2, 4 per il mancato rispetto delle garanzie in fatto di detenzione cautelare sia in relazione all’art. 3 della CEDU per trattamenti inumani e degradanti a cui erano stati sottoposti durante il periodo di reclusione nel cento di accoglienza a Lampedusa.

A maggioranza, inoltre, la Corte decreta anche la violazione dell’art. 4 del Protocollo n. 4 per il divieto di espulsioni collettive di stranieri e dell’art. 13 della CEDU per il mancato rispetto del diritto ad un ricorso effettivo in combinato disposto con gli artt. 3 e 4 del Protocollo n. 4 in punto di divieto di espulsione dei cittadini e divieto di espulsioni collettive di stranieri.

Ai ricorrenti, infine, i giudici di Strasburgo riconoscono a titolo di risarcimento del danno non patrimoniale la somma di euro 10.000,00 ciascuno, oltre ad euro 9.344.51 relativi alle spese del procedimento.